Le Olimpiadi invernali di Pechino iniziate oggi, incrociano in maniera singolare il passato e il presente del cattolicesimo cinese, con le sue gioie e le sue sofferenze apostoliche. Una parte degli eventi sportivi si svolgeranno a Pechino. Ma le gare di sci avranno luogo su montagne distanti 250 chilometri dalla Capitale, in direzione nord-ovest. Proprio tra quelle montagne, nel villaggio di Xiwanzi, nel dicembre 1865 il sacerdote cattolico belga Theophile Verbiest, insieme ai suoi primi compagni, aveva mosso i primi passi in Cina della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria (CICM), l’istituto dei cosiddetti “missionari di Scheut” da lui fondato con la vocazione di annunciare il Vangelo nel Celeste Impero.

L’inizio di quella avventura missionaria, e tutti i passi a seguire, sono stati ripercorsi sull’ultimo bollettino della Verbiest Foundation di Lovanio dal sacerdote belga Jeroom Heyndrickx, anche lui missionario di Scheut.

Padre Jeroom, 91 anni, ha trascorso la sua lunga vita di missionario e studioso a appassionarsi per i germogli di vita cristiana che vedeva fiorire e crescere nella Terra di Mezzo, in mezzo a tante fatiche e tribolazioni. La sua testimonianza si dipana come nuda confessio, semplice attestazione del misterioso accadere della grazia tra le vicende liete e dolorose della storia.

La località di montagna che ospita parte delle Olimpiadi invernali 2022 è Chongli. Sarà questo il nome rilanciato dai media di tutto il mondo durante i Giochi olimpici. Ma i missionari di Scheut  già a suo tempo preferirono utilizzare l’appellativo con cui quel posto è chiamato popolarmente dagli abitanti del luogo.

Tra quelle montagne, gruppi di cristiani cinesi provenienti da altre regioni si erano rifugiati già nel XVIII secolo, per trovar riparo da persecuzioni. Vivevano in caverne scavate nelle montagne, dove riuscivano a sopportare sia il freddo invernale che le pesanti calure estive. Alcune famiglie cattoliche – riferisce padre Heyndrickx nella sua ricostruzione – hanno abitato anche in tempi recenti quelle stesse caverne.

Prima della fine del XVIII secolo, e poi nei primi decenni dell’Ottocento, quelle comunità montanare di battezzati erano state già individuate e visitate dai Gesuiti e dai Lazzaristi. Erano già migliaia, e i ritmi della loro vita erano scanditi dalle preghiere e dai sacramenti celebrati nella chiesa che si erano costruiti da soli. Poi erano arrivati i padri di Scheut.  In pochi anni, Xiwanzi era diventato un villaggio cattolico con 5mila anime, centro di una diocesi fiorente, disseminata di più di 20 “stazioni missionarie”.

Per generazioni, la vita cristiana del villaggio procede in pace. I Padri di Scheut predicano il Vangelo, e intanto viene su una scuola per ragazzi una per ragazze, e anche un seminario per le vocazioni sacerdotali, insieme a un ospedale e a un orfanotrofio, più una stamperia e una biblioteca. Decine di missionari francesi, belgi e olandesi pregano e lavorano ogni giorno annuncianndo la gioia di Cristo, e trovando loro stessi conforto nello spettacolo di vita nuova che vedono fiorire tra i battezzati. Alla fine delle loro belle vite spese a predicare, insegnare e lavorare in “quell’altro mondo” della Cina, si addormentano in pace eterna nel cimitero di Xiwanzi, nel posto che è diventato la loro casa e ha allietato il loro cuore apostolico. Il vescovo Leo De Smedt, che guida la diocesi a partire dal 1931, fa costruire sulla collina una cattedrale che diventa famosa in tutto il nord della Cina. Sono più di 250 – racconta padre Jeroom – i sacerdoti Missionari di Scheut che in quei decenni donano la letizia della loro giovinezza seguendo Cristo in Cina, e ora le loro spoglie riposano nei cimiteri cattolici delle province della Cina del Nord.

Poi, il fecondo e ininterrotto vincolo che unisce per decenni i missionari di Scheut ai cristiani di Xiwanzi subisce uno schianto che sembra fatale. Succede nel dicembre 1946, quando il villaggio viene invaso dall’Ottava Armata della Strada, grande unità campale del Partito Comunista cinese. Di cattedrale, scuole e seminario rimarranno macerie. In tanti muoiono, in tanti spariscono.  Il vecchio vescovo De Smedt arriva in Belgio e racconta queste tragiche storie di afflizione selle scuole, compresa quella della città fiamminga di Sint Niklaas. Ad ascoltarlo, tra gli alunni, c’è anche il sedicenne Jeroom. Il suo cuore di ragazzo viene toccato in maniera indelebile proprio da quelle storie di martirio: «Lo decisi la sera stessa di quella domenica: io voglio entrare nella congregazione di CICM, per andare a Xiwanzi. Adesso, dopo 70 anni –  aggiunge padre Heyndrickx riguardando tuta la sua vita, non senza commozione – io sono ancora preso ogni giorno con la Cina, a raccomandare e promuovere l’unità e il dialogo nella Cina di oggi». Succede poi che il Vescovo De Smedt, invece di trascorrere in pace gli ultimi anni nella sua terra natale, dice a tutti che non può abbandonare la sua diocesi: rientra in Cina, viene arrestato e muore in carcere nel 1951. Gli succede il giovane vescovo cinese Melchior Zhang Kexing, e anche lui finisce subito in prigione. I cristiani di Xiwanzi rimasti ancora liberi si isolano nelle montagne. E a partire dagli anni Cinquanta, fino al tempo della Rivoluzione culturale, continuano a condividere la propria fede di nascosto, in clandestinità.

Per gli Scheut Sembra tutto finito. Ma non è così.

Più di Trent’anni dopo, passato il 1980, A padre Jeroom e a altri membri della Verbiest Foundation le autorità cinesi permettono di visitare per la prima volta le antiche missioni di Scheut sparse per la Cina del Nord. Quella volta non ottengono il permesso di incontrare le comunità di Xiwanzi, catalogate come “clandestine” dagli apparati cinesi. Ma non forzano la mano, anche perché ritengono che, in quelle circostanze, un tentativo di incontrare le comunità clandestine senza permesso delle autorità civili avrebbe potuto compromettere il loro intento di favorire con pazienza e nei tempi lunghi la riconciliazione ecclesiale. Le cose vanno avanti un passo alla volta, una concessione alla volta. E trent’anni dopo, a partire dal 2012, i missionari di Scheut ottengono il permesso di visitare ogni anno Xiwanzi e altri luoghi memorabili della loro avventura missionaria. Ritrovano le comunità di cristiani che insieme al battesimo hanno trasmesso di generazione in generazione anche la memoria grata per l’opera dei primi missionari arrivati dalla lontana Europa. Padre Jeroom e i suoi amici vedono venir su un po’ alla volta anche la la nuova cattedrale, costruita usando le pietre bianche già utilizzate per la chiesa distrutta negli anni bui. Passo dopo passo, anno dopo anno, gli ospiti venuti da lontano ottengono il permesso di incontrarsi e poi di pregare e cantare insieme ai cristiani di Xiwanzi nella nuova cattedrale. Visitano il cimitero restaurato e pregano con particolare commozione davanti alle tombe dei quattro vescovi. Neanche quel sacrario è andato perduto, e persino la memoria di quei tempi di sofferenza e dolore può riempirsi di lacrime di gratitudine.

Nel 2018 giunge in pellegrinaggio a Xiwanzi anche il superiore generale dei missionari di Scheut. La comitiva venuta dall’Europa incontra in cattedrale 500 uomini, donne, ragazzi e bambini della locale comunità cattolica. Non arriva ancora dalle autorità locali il permesso di condividere la celebrazione eucaristica, ma gli ospiti europei lasciano in cattedrale un ostensorio, segno di un cammino comune ritrovato sperando contro ogni speranza. Poi, arriva la notizia che le Olimpiadi invernali del 2022 si svolgeranno proprio a Xiwanzi. Al posto dell’antico villaggio, in pochi anni sorge una piccola città moderna, destinata a ospitare almeno 60mila abitanti. In mezzo ai nuovi palazzi, spicca la cattedrale di pietre bianche. La stazione del treno a alta velocità che congiunge il nuovo ski-resort a Pechino sorge vicino a una vecchia cappella costruita nel 1904 dal missionario olandese Hadriaan van der Heijden, che ha voluto essere sepolto proprio lì. Ora, anche quel piccolo edificio, un tempo pieno di preghiere e candele, è stato riconosciuto dallo Stato come monumento storico locale.

Da quando Xiwanzi-Chongli è stata designata a ospitare le Olimpiadi invernali 2022, Jeroom e i suoi confratelli hanno inziato a accarezzare il sogno di poter essere presenti ai Giochi olimpici e magari celebrare la liturgia eucaristica nella cattedrale, insieme ai fratelli cinesi. Poi è arrivata la pandemia da Covid-19, a far fuori anche quel sogno. Ma i missionari non disperano. La storia di Xiwanzi, dove la cattedrale spicca in mezzo ai nuovi palazzi, li ha persuasi che ci saranno altre occasioni. E che le antiche amicizie, custodite da Cristo, non muoiono mai.